Fotobiomodulazione
Fotobiomodulazione
La fotobiomodulazione (PBM) prevede l'uso di luce dal visibile al vicino infrarosso (NIR) (500-1000 nm) prodotta da un laser o da sorgenti luminose non coerenti come diodi emettitori di luce (LED) applicati al corpo per produrre effetti cellulari benefici.
La luce di questa lunghezza d’onda penetra nei tessuti e stimola la funzione cellulare attraverso l'attivazione dei fotoaccettori.
La degenerazione maculare legata all'età (AMD) è una malattia degenerativa della retina che causa una perdita della vista irreversibile e profonda nelle persone di età superiore ai 60 anni con stime di pazienti affetti da AMD che si avvicinano ai 50 milioni in tutto il mondo. Sta emergendo come una delle principali cause di disabilità visiva nel mondo sviluppato.
La fotobiomodulazione per la cura della maculopatia
La degenerazione maculare legata all’età (AMD) si presenta in due forme principali: AMD essudativa (umida) e atrofica (secca). L'AMD secca è caratterizzata da drusen, atrofia delle cellule epiteliali pigmentate della retina (RPE) e degenerazione dei fotorecettori sottostanti.
È stato dimostrato che i fattori coinvolti nel causare danno e disfunzione delle cellule RPE includono disfunzione mitocondriale, stress ossidativo, infiammazione e predisposizione genetica.
La stragrande maggioranza dei pazienti con AMD che soffrono di AMD secca, caratterizzata da disfunzione dell'RPE con formazione di drusen ed eventuale atrofia retinica, non dispone di opzioni terapeutiche efficaci oltre alla modifica dello stile di vita e all'uso di vitamine.
Una terapia medica sicura e in espansione a livello globale è l'uso della luce a basso livello (LLLT) che ora include la riparazione delle ferite diabetiche, l'artrite, la radioprotezione del cancro (mucosite orale), la medicina dentale, sportiva e quella dei muscoli scheletrici (traumi e dolore).
La terapia laser a bassa intensità esercita i suoi effetti benefici attraverso l’aumento del flusso sanguigno e la stimolazione delle funzioni cellulari, un processo chiamato fotobiomodulazione (PBM).
La fotobiomodulazione (PBM) è l'applicazione di luce monocromatica al corpo con l'obiettivo di riparare i tessuti e ridurre l'infiammazione, l'edema e il dolore.
Applicazioni della fotobiomodulazione
La fotobiomodulazione è utilizzata da 20 anni per il trattamento del dolore, delle lesioni e delle disfunzioni muscoloscheletriche; per aiutare la guarigione delle ferite; per migliorare le prestazioni muscolari acute e ridurre i danni muscolari dopo l'esercizio; e per il dolore neuropatico, il linfedema e la mucosite orale.
Diversi studi negli ultimi 5 anni hanno mostrato risultati incoraggianti utilizzando la PBM per trattare le malattie degli occhi, tra cui la degenerazione maculare legata all'età (AMD), la retinopatia del prematuro e l'edema maculare diabetico.
La fotobiomodulazione non ha effetti collaterali
La PBM non peggiora la malattia, non ha effetti collaterali ed è completamente non invasiva. Attualmente non esiste un trattamento o una cura approvati per la forma secca dell'AMD, che colpisce l'80% degli individui affetti da AMD e tende a progredire più lentamente rispetto alla forma umida.
Le onde luminose PBM non sono una terapia termica ma bensì utilizzano la luce, nella gamma spettrale del lontano rosso e del vicino infrarosso, per stimolare le cellule verso reazioni fotochimiche positive.
Ciò che accade innanzitutto è che la luce a bassa potenza viene assorbita localmente dalla citocromo c ossidasi. L'energia mitocondriale viene quindi prodotta rilasciando ossigeno, il che si traduce in un aumento della concentrazione di ATP e in una riduzione dello stress ossidativo.
Come si svolge la terapia
La terapia si svolge con nove cicli di terapia PBM nell'arco di circa 1 mese (2 o 3 volte la settimana). Durante la procedura, un dispositivo medico con diodi emettitori di luce stimola la funzione cellulare e migliora la produzione di energia.
Ogni ciclo di terapia eroga lunghezze d'onda nell'intervallo 590–850 nm per 4 minuti per occhio, senza anestesia né effetti collaterali.
I risultati clinici vengono determinati circa dopo 3 mesi e dopo 6 mesi, utilizzando l’esame della vista e la tomografia a coerenza ottica (OCT). L’obiettivo della cura non è tanto di migliorare la vista ma piuttosto di rallentare l’evoluzione della malattia. Generalmente la cura deve essere ripetuta dopo 4/6 mesi.
Conclusioni
La fotobiomodulazione rappresenta quindi una nuova cura non invasiva e priva di effetti avversi per stimolare la rigenerazione delle cellule retiniche nella degenerazione maculare senile di tipo secca, ma anche nell’edema maculare diabetico con prospettive davvero incoraggianti.
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