La fotobiomodulazione nelle malattie oculari

19 Ago 24

La fotobiomodulazione nelle malattie oculari rappresenta un nuovo trattamento approvato in particolare per la degenerazione maculare secca legata all'età.

Numerose sono le malattie della retina e dell’occhio che portano a un calo della vista che può essere irreversibile. Tra di esse la degenerazione maculare, soprattutto nei paesi più sviluppati, rappresenta la causa maggiore di calo della vista.

Nella retina che è la parte fondamentale della visione si possono accumulare delle sostanze che formano le cosiddette Drusen che evolvono verso una forma cosiddetta secca della malattia o nella forma umida. La forma umida presenta delle lesioni vascolari che portano alla formazione di liquido o alla presenza di emorragie. In tali casi attualmente abbiamo numerosi farmaci che iniettati direttamente dentro l’occhio possono arrestare la progressione della malattia.

Nella forma secca invece il tessuto retinico piano piano si consuma fino a creare un danno irreversibile della visione. In questa ultima forma che é la più frequente, attualmente l’unica terapia in grado di rallentarne l’evoluzione è con degli integratori.

Tra le terapie attualmente emergenti vi è la fotobiomodulazione. Questa tecnica prevede di stimolare il trasporto di elettroni sulla catena dei mitocondri che a loro volta stimolano l’energia della retina e quindi contrastano la progressione della malattia.

La fotobiomodulazione viene già effettuata in diversi altri campi della medicina come la dermatologia la psichiatria l’oncologia la fisiatria, usando una sorgente LED o un laser a diodi con l’emissione di tre diverse lunghezze d’onda che gli ultimi studi dimostrano essere in grado di rallentare e anche di migliorare la qualità visiva.

La  fotobiomodulazione, in assenza di effetti collaterali, può essere utilizzata  anche in altre patologie come la retinopatia diabetica o la miopia e infine anche nel glaucoma.  Pertanto la fotobiomodulazione è un approccio non invasivo molto promettente, la cui efficacia ancora non è codificata ma che appare come una possibilità senza effetti negativi e non invasiva per rallentare una malattia altrimenti estremamente invalidante per la vista.