La AMD rappresenta una delle malattie oculari più invalidanti dopo i 55 anni.
L’epidemiologia della AMD è un argomento ampiamente descritto nella letteratura scientifica internazionale ed espone una serie di studi investigativi incentrati principalmente sulla valutazione della prevalenza della AMD nella popolazione generale dei paesi fortemente industrializzati e ad elevato tenore socio-economico.
In generale l’incidenza e la progressione di tutte le forme della AMD (atrofica o essudativa) aumentano in modo significativo con l’età, e in rapporto all’invecchiamento e alla senescenza dell’epitelio pigmentato, della membrana di Bruch, e della vascolarizzazione coroideale.
La AMD rappresenta una delle malattie oculari più invalidanti dopo i 55 anni, colpendo circa l’8% della popolazione e raggiungendo il 30% dopo i 75 anni.L’AMD è dunque una malattia sociale di grande rilevanza socio-sanitaria per il forte impatto sulla salute pubblica. Infatti, negli USA, l’AMD colpisce più di 8 milioni di individui, e la forma avanzata della malattia interessa quasi 2 milioni di soggetti.
Tuttavia, nonostante molti individui con AMD abbiano la forma atrofica non essudativa, il 90% dei pazienti con perdita severa del visus ha la forma neovascolare essudativa dovuta allo sviluppo di una CNV in sede maculare centrale con distacco sieroso del neuroepitelio e/o dell’epitelio pigmentato (DEP) della retina associato ad emorragie e/o essudati lipidici intraretinici.
Da qui ecco l’importanza di individuare e mettere in pratica misure preventive da un lato e terapeutiche dall’altra sia nella forma atrofica che essudativa. E’ sempre in questa ultima forma di lesione che si incentrano gli sforzi della ricerca internazionale anche se ultimamente si affacciano alla ribalta terapie ancora in sperimentazione nella forma atrofica. In tale forma attualmente l’unica terapia è con complementi alimentari atti ad arrestare o rallentare la malattia, anche in attesa di farmaci più efficaci.
La prevenzione della AMD
Il progetto editoriale “Wet-AMD: dagli Studi clinici alla Pratica clinica”, di cui il presente fascicolo rappresenta la sintesi, è nato con l’obiettivo di creare un momento di confronto aperto tra specialisti oftalmologi nella delicata gestione dei pazienti affetti da degenerazione maculare legata all’età (AMD - Age related Macular Degeneration).
Anche se non si conosce, a tutt’oggi, l’intimo meccanismo patogenetico della AMD, su un aspetto sembrano tutti d’accordo e cioè che esso sia multifattoriale e che il principale fattore è rappresentato dal danno ossidativo.Numerosi studi epidemiologici basati su questionari e rilevazioni cliniche hanno evidenziato il ruolo protettivo di alcuni antiossidanti, vitamine, oligoelementi e dei pigmenti maculari. Più che le singole sostanze, sembra avere efficacia la presenza nel siero di un elevato indice antiossidante, garanzia di una bassa quantità di radicali liberi e pertanto di una buona protezione.
Una terapia basata su queste sostanze deve però avere basi razionali: infatti alcuni di questi minerali sono tossici quando presenti in elevate quantità nel siero, e lo stesso cocktail di più sostanze deve essere verificato con serietà ed attenzione.Numerosi studi, tra i quali l’ Age Related Eye Disease Study (AREDS), hanno accertato che i fattori nutrizionali possono prevenire o ridurre l’incidenza della patologia. In particolare, tale studio condotto negli Stati Uniti su una popolazione di oltre 3.600 pazienti, ha dimostrato, in pazienti con rischio elevato di sviluppare uno stadio avanzato di degenerazione maculare, una riduzione dello stesso del 25%, a seguito del trattamento per via orale con associazioni ad alto dosaggio di sostanze antiossidanti.Assieme ad una terapia nutrizionale è possibile impegnarci sicuramente per la riduzione di una parte dei fattori di rischio. Alcuni di essi sono collegati all’ambiente in cui viviamo e non sono modificabili, come le radiazioni solari (da cui però ci si può proteggere con adeguate lenti protettive!).
Altri fattori per fortuna, come il fumo e la errata alimentazione, sono eliminabili e migliorabili totalmente.L’alimentazione adatta agli anziani deve contenere un apporto proteico adeguato (0.6-1.0 g/Kg/die), preferire glizuccheri complessi a quelli semplici, limitare l’assunzione di grassi saturi e colesterolo, prevedere un adeguato apporto di fibre e consentire l’introduzione di vitamine e micronutrienti nella quantità raccomandata.
Quindi appare ragionevole proporre una vita più sana o forse solo più a misura d’uomo. Un buono stato di salute si può ottenere e conservare nel tempo praticando un regolare esercizio fisico, evitando di fumare, alimentandosi in modo variato e con cibi di elevato valore nutritivo, limitando l’assunzione di alcol, dormendo a sufficienza e dedicandosi ad attività costruttive ed appaganti.
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