La fotobiomodulazione rappresenta una delle opzioni più promettenti per gestire la maculopatia secca, soprattutto in assenza di trattamenti farmacologici efficaci per questa forma della malattia.
E’ passato più di un anno da quando la fotobiomodulazione è entrata nella pratica clinica come cura per la maculopatia cosiddetta secca. E i primi risultati ci consentono di affermare che questa metodica permette in molti casi di rallentare la progressione di una malattia che altrimenti porterebbe alla cecità. Facciamo il punto della situazione.
La maculopatia secca, o degenerazione maculare legata all’età nella sua forma secca, è una condizione oftalmica cronica che colpisce la parte centrale della retina, la macula, causando una progressiva perdita della visione centrale. Si tratta di una patologia degenerativa per la quale, al momento, non esistono cure definitive, ma alcune terapie possono aiutare a rallentarne la progressione.
Fotobiomodulazione e maculopatia secca
La fotobiomodulazione (PBM) è una tecnica innovativa che utilizza specifiche lunghezze d’onda della luce (generalmente rosso, infrarosso e/o blu) per stimolare i processi rigenerativi e antinfiammatori nei tessuti biologici.
Come funziona la fotobiomodulazione
- La luce penetra negli strati profondi dei tessuti retinici, interagendo con i mitocondri delle cellule.
- Questo stimola la produzione di ATP (energia cellulare), riduce lo stress ossidativo e migliora il metabolismo cellulare.
- Promuove la rigenerazione e il funzionamento delle cellule retiniche, rallentando il danno.
Efficacia
Alcuni studi hanno mostrato che la fotobiomodulazione può:
- Migliorare la funzione visiva nei pazienti con maculopatia secca, con un incremento dell’acuità visiva e della sensibilità al contrasto.
- Ridurre l’accumulo di drusen (depositi lipidici caratteristici della maculopatia secca).
- Rallentare la progressione del danno retinico.
Tuttavia, i risultati variano a seconda dello stadio della malattia e della risposta individuale. La terapia è considerata più efficace nelle fasi iniziali della maculopatia secca.
Procedure e dispositivi
La fotobiomodulazione viene effettuata con dispositivi medici specializzati che emettono luce a lunghezze d’onda ben definite. La terapia è generalmente non invasiva, indolore e priva di effetti collaterali significativi e viene effettuata ambulatoriamente senza alcuna anestesia. La cura dura 5 minuti e viene effettuata a giorni alterni per nove volte. Viene poi ripetuta dopo 6 mesi. La terapia non provoca abbagliamento o altri effetti per cui il paziente può recarsi nella struttura in modo autonomo e senza dilatazione delle pupille.
Conclusioni
La fotobiomodulazione rappresenta una delle opzioni più promettenti per gestire la maculopatia secca, soprattutto in assenza di trattamenti farmacologici efficaci per questa forma della malattia. Obiettivo di questa cura è di rallentare la progressione della malattia e non di migliorare la vista o arrestare non modo definitivo la perdita visiva. Senza effetti collaterali e invasività. Contattateci a Retina 3000 per informazioni